1. Su ideologie, propaganda e fallacie
Chi interpreta la Realtà attraverso un’ideologia, agisce guidato da essa; così, basta capire come quella imperante la narra per percepire lo stato di una comunità ed intuirne il destino.
Un'ideologia è un’interpretazione della Realtà basata su come si desidera che sia invece che su una sua lettura veritiera; su ciò che, per qualche fallacia logica, si crede (o si è indotti a credere) invece che su cosa effettivamente si osserva. Se ben propagandata, un'ideologia si fissa nella mente della gente condizionandone la visione del mondo. Chi, però, interpreta la Realtà attraverso un’ideologia, agisce guidato da essa; così, basta capire come quella imperante la narra per percepire lo stato di una comunità ed intuirne il destino.
Una buona introduzione alla Propaganda è un cartone animato commissionato dal governo USA a Walt Disney nel 1943 per svelarne i trucchi ai bimbi di tutte le età: Chicken Little (Questioni di psicologia).1
Il cortometraggio (meno di nove minuti) racconta di una volpe che trova un modo furbo per papparsi gli animali di un cortile difeso da un alto recinto e dal fucile dell'allevatore: invece di rischiare la pelliccia tentando una razzia, li persuade ad uscire applicando quattro "massime" di un libro di psicologia:
Per influenzare le masse, punta prima ai meno intelligenti;
Se gli racconti una bugia, non raccontargliela piccola, ma grossa;
Mina la fiducia delle masse verso i loro leader;
Se adulati, esseri insignificanti possono credere di essere leader nati.
Quattro regole che spiegano sommariamente l'ascesa del nazismo (e di ogni altra ideologia), il motivo che spinse il governo USA a richiederlo a Disney per aprire gli occhi ai suoi cittadini.
La storia è semplice. Seguendo la prima massima, una volpe, sbirciando da dietro al recinto, individua un pulcino credulone e lo centra con un pezzo di legno dipinto di blu e con su disegnata una stella. Poi, ben nascosto, gli parla come la "voce del destino", raccontandogli che è stato colpito da un pezzo di cielo in procinto di frantumarsi (la grande bugia). Il pulcino, preoccupato, a sua volta convince della cosa gli altri animali che iniziano a percepire il cortile come pericoloso. Il caos che si scatena attira l'attenzione del gallo, il capo del cortile, che li calma facendo notare che il presunto pezzo di cielo è solo un pezzo di legno. La volpe capisce che senza di lui avrebbe già raggiunto il suo scopo; perciò, sempre da dietro la recinzione, diffonde voci diffamatorie (per minare la fiducia degli animali) sul gallo e poi convince (un essere insignificante come) il pulcino a sfidarlo sul presunto problema del cielo in frantumi. Durante un dibattito con il pulcino, la volpe, non vista, mette KO il gallo con un altro pezzo di legno dipinto di blu. Tutti vi vedono una prova della tesi del pulcino e gli chiedono di portarli in salvo perché per loro è l'unico ad aver chiara la situazione. Il pulcino allora, seguendo le indicazioni della “voce del destino”, li guida in una solida grotta fuori dal cortile: la tana della volpe che se li mangia tutti.
Dove sbagliano gli animali? Invece di analizzare i fatti come fa il gallo, si lasciano fuorviare dalle emozioni (la paura), percependo la Realtà in modo tanto distorto (cioè ideologico) da essere facilmente persuasi a fare cose stupide. C'è una sola difesa contro le ideologie: il λóγος (logos o “logica” per noi). Un termine coniato dagli antichi greci, traducibile come “parola” e “ragionamento”.
Con il logos si affronta una questione verificando prima i fatti di partenza (sono veri? Le “parole” scelte per descriverli sono adeguate?); che poi si elaborano con passaggi strettamente consequenziali e legati tra loro (il “ragionamento”). Va da sé che solo quando i fatti di partenza e le loro descrizioni sono veri (i proiettili che colpiscono il pulcino e il gallo sono pezzi di legno, non di cielo), anche il ragionamento è vero.
Consideriamo i seguenti tre fatti molto famosi:
Se Socrate è un uomo e
Tutti gli uomini sono mortali
allora, Socrate è mortale.
Questo ragionamento (come ogni altro) funziona solo se si può verificare la veridicità di ciascuna affermazione (Socrate è un uomo? Gli uomini sono tutti mortali?) e tutto ciò di cui si parla ha un nome proprio, una parola che le identifica univocamente, legandole tra loro per assicurarne la consequenzialità. Nell'esempio, le affermazioni (o proposizioni) 1-2, 2-3 e 1-3 sono legate da tre parole che individuano una categoria (Uomo/uomini), una sua qualità (mortale) e un membro (Socrate), rispettivamente. Uno schema noto come sillogismo e che funziona anche cambiando opportunamente categoria, qualità e membro: è per questo che le parole vanno scelte sempre con attenzione.
Gli antichi greci fissarono anche le regole per evitare errori:
di identità (ogni cosa è uguale solo a sé stessa).
di non contraddizione (nulla può avere una qualità e la sua contraria).
del terzo escluso (un'affermazione o è vera o è falsa).
Regole che consentono due tipi di ragionamento: induttivo e deduttivo.
Vedo un essere vivente che cammina in posizione eretta e poi un altro ed un altro ancora e li chiamo "uomini". Poi vedo un uomo morto e poi un altro e un altro ancora e capisco che gli uomini sono anche mortali. Esempi di ragionamento induttivo utile per organizzare le osservazioni sulla Realtà (i fatti).
Se ora mi dicessero che "Socrate è un uomo" (un fatto), senza vederlo saprei che cammina in posizione eretta ed è mortale. Questo è invece un ragionamento deduttivo utile per trarre nuove conoscenze da fatti noti.
Naturalmente, tutto “funziona” se e solo se:
Socrate è sempre e solo un uomo mentre ne parlo (identità).
un uomo o è mortale o immortale (non contraddizione).
ogni affermazione o è vera o è falsa (terzo escluso).
Da cui si evince di nuovo che, tutto in un ragionamento deve avere un nome che lo identifichi (il legno è legno, il cielo è cielo). Pertanto, le parole in un ragionamento non sono né buone né cattive, solo più o meno precise e appropriate e non ci sono neppure discorsi di odio o d’amore, solo ragionamenti veri o falsi, giusti o sbagliati dalle premesse fattuali ai passi logici alle conclusioni.
Questo metodo presuppone una cosa molto importante: l'onestà intellettuale, una condivisione piena e onesta
di tutti i fatti di partenza.
di tutti i passaggi che portano al risultato.
Il Metodo Scientifico è una brillante applicazione di tutto questo.
Occorre però fare attenzione agli errori logici, ai ragionamenti apparentemente giusti ma sbagliati in alcune parti, spesso in modo così subdolo da essere molto persuasivi, cogliendo l'ascoltatore con la guardia del suo senso critico abbassata. Trucchi da sempre sfruttati per promuovere le ideologie, cominciando dai sofisti dell’antica Grecia che si vantavano di saper persuadere per soldi un uditorio su qualsiasi argomento e, peggio ancora, di poter istruire altri a farlo. Tra i loro “trucchi” senza tempo ricordiamo:
Argumentum ab auctoritate, quando si accetta un ragionamento perché, considerandolo onesto e competente, ci si fida di chi lo propone.
Argumentum ad baculum, quando si accetta un ragionamento perché spaventati.
Argumentum ad nauseam, quando si accetta un ragionamento perché ripetuto instancabilmente, "ad nauseam".
Argumentum ad populum, quando si accetta un ragionamento perché si pensa che tanti concittadini o medici o scienziati… siano d’accordo.
Fallacia della pratica comune, quando si accetta un ragionamento perché descrive un'abitudine / credenza sbagliata ma diffusa.2
I sofisti furono strenuamente combattuti da Socrate/Platone perché usandoli ed insegnandoli facevano apparire le opinioni come fatti, trasformando la democrazia ateniese nel regno delle chiacchiere. Per Gaston Bachelard, infatti:
"Le réel n'est jamais 'ce qu'on pourrait croire' mais il est toujours ce qu'on aurait dû penser" La realtà non è mai 'ciò che si potrebbe credere' ma ciò che si sarebbe dovuto pensare" perché "L'opinion pense mal; elle ne pense pas: elle traduit des besoins en connaissances" l’opinione pensa male; anzi non pensa affatto trasformando bisogni in conoscenza.3
E le ideologie vivono trasformando le opinioni in (falsa) conoscenza. Un esempio? Senza uno straccio di prova, fino a un secolo fa la maggior parte degli astronomi descriveva l'universo come stazionario, eterno e probabilmente infinito, e tanti lo considerarono un fatto acclarato. Nel 1912 Vesto Slipher scoprì però che tutte le galassie sembrano allontanarsi dalla Via Lattea (la nostra). Un fatto incompatibile con l'idea di un universo stazionario e spiegato da Georges Lemaître nel 1927 quando dimostrò che la Relatività Generale pubblicata da Albert Einstein nel 1916 non descrive un universo stabile ma instabile, cioè che si espande (o contrae), suggerendo che l'universo era inizialmente concentrato in un "Atomo primordiale" che ad un certo momento cominciò ad espandersi, creando lo spazio-tempo in cui viviamo. Lo scetticismo di gran parte della comunità scientifica verso questo sviluppo sorprendente della fisica è evidente nel nome con cui è passato alla storia: non teoria dell'Atomo Primordiale (come doveva essere) ma del Big Bang (Grande botto), proposto dal non meno grande astronomo Fred Hoyle come una palese presa in giro. Ipotesi (si dice) respinta anche da Einstein, ritenendola troppo simile al racconto biblico del “fiat lux”, e da lui stesso poi giudicato il suo più grande errore quando fu confermata nel 1964 con la registrazione del Rumore cosmico di fondo, l'eco di quell'evento. Un errore non per aver rifiutato una teoria che sappiamo un giorno sarà superata come ogni altra, ma perché aveva bocciato fatti verificabili: la soluzione delle sue equazioni e le misurazioni della velocità delle galassie. A tanti però non piaceva l'idea di un inizio assoluto e ipotizzarono che la spinta espansiva stesse diminuendo, che un giorno si sarebbe fermata per poi invertirsi finché tutta la materia si sarebbe ritrovata nuovamente concentrata in un unico punto, innescando un nuovo Big Bang. E così all'infinito. Un'opinione che molti di noi hanno studiato a scuola come prevalente tra gli scienziati (Argumentum ad populum), anche importanti (Argumentum ab auctoritate), almeno fino al 1998 quando si scoprì che anche questa era sbagliata perché l’espansione accelera e quindi non si fermerà mai. Cosa insegna questa storia? Che è difficile per i non addetti ai lavori capire quando gli uomini di scienza (cosmologi, climatologi, infettivologi o epidemiologi è lo stesso) esprimono semplici opinioni o teorie basate sui fatti perché, nel comunicare, non hanno l'onestà intellettuale per chiarirlo; e quando gli uomini di scienza conquistano la fiducia delle persone, ne abbassano il senso critico in ciò che dicono.
Un "luogo" dove tanti hanno la guardia del senso critico abbassata perché pensano di incontrarvi persone oneste e competenti e sono perciò inclini ad accettare le loro opinioni come fatti, è quello virtuale dei media, pieno di abili narratori, di sofisti prezzolati, di promotori intellettualmente disonesti di qualche ideologia in quanto non si dichiarano tali. Ne parlò nel 1916 Antonio Gramsci in un suo editoriale intramontabile [le sottolineature sono mie]:
Sono i giorni della réclame per gli abbonamenti. I direttori e gli amministratori dei giornali borghesi rassettano la loro vetrina, passano una mano di vernice sulla loro insegna e richiamano l'attenzione del passante (cioè del lettore) sulla loro merce. La merce è quel foglio a quattro o sei pagine che va ogni mattina od ogni sera a iniettare nello spirito del lettore le maniere di sentire e di giudicare i fatti dell'attualità politica, che convengono ai produttori e venditori di carta stampata. Vogliamo tentare di discorrere, con gli operai specialmente, dell'importanza e della gravità di quell'atto apparentemente così innocente, che consiste nel scegliere il giornale cui si vuole abbonarsi? È una scelta piena di insidie e di pericoli che dovrebbe essere fatta con coscienza, con criterio e dopo matura riflessione. Anzitutto l'operaio deve negare recisamente qualsiasi solidarietà col giornale borghese. Egli dovrebbe ricordarsi sempre, sempre, sempre, che il giornale borghese (qualunque sia la sua tinta) è uno strumento di lotta mosso da idee e da interessi che sono in contrasto coi suoi. Tutto ciò che stampa è costantemente influenzato da un'idea: servire la classe dominante, che si traduce ineluttabilmente in un fatto: combattere la classe lavoratrice. E difatti, dalla prima all'ultima riga, il giornale borghese sente e rivela questa preoccupazione. Ma il bello, cioè il brutto, sta in ciò: che invece di domandare quattrini alla classe borghese per essere sostenuto nell'opera di difesa spiegata in suo favore, il giornale borghese riesce a farsi invece pagare... dalla stessa classe lavoratrice che egli combatte sempre. E la classe lavoratrice paga, puntualmente, generosamente. Centinaia di migliaia di operai, dànno regolarmente ogni giorno il loro soldino al giornale borghese, concorrendo così a creare la sua potenza. Perché? Se lo domandate al primo operaio che vedete in tram o per la via con un foglio borghese spiegato dinanzi, voi vi sentite rispondere: «Perché ho bisogno di sapere cosa c'è di nuovo». E non gli passa neanche per la mente che le notizie e gli ingredienti coi quali sono cucinate *possano essere esposte con un'arte che diriga il suo pensiero e influisca sul suo spirito in un determinato senso. Eppure egli sa che il tal giornale è codino, che il tal altro è palancaio, che il terzo, il quarto, il quinto, sono legati a gruppi politici che hanno interessi diametralmente opposti ai suoi. Tutti i giorni poi, capita a questo stesso operaio di poter constatare personalmente che i giornali borghesi raccontano i fatti anche più semplici in modo da favorire la classe borghese e la politica borghese a danno della politica e della classe proletaria…4
Possiamo spiegare l'unanimità dei giornali nel raccontare "i fatti anche più semplici in modo da favorire la classe borghese" su cose molto costose per la comunità ma occasione di guadagno per i loro padroni, ascoltando il consiglio di Giovanni Falcone di "seguire i soldi" per capire la criminalità organizzata.5 Anzi, l'unanimità da sola dovrebbe già allarmare i "lettori".
Oltre ai giornali, oggi i "borghesi" hanno anche i social media “per iniettare nello spirito del lettore maniere [interessate] di sentire e giudicare i fatti” profilandoli singolarmente grazie all'intelligenza artificiale, per convogliare accortamente su ciascuno di loro i contenuti che meglio ne influenzano le opinioni. Una pratica chiamata microtargeting,6 inaugurata in politica da Barack Obama per la sua campagna presidenziale del 2008 e perfezionata in quella del 2012:
This is beyond J Edgar Hoover’s dream... Ciò che ha fatto va ben oltre il sogno di J Edgar Hoover: nella sua corsa a sfruttare il potere dei dati digitali per essere rieletto, la campagna di Obama ne ignora le implicazioni etiche e morali.7
Un soft power adatto a promuovere tutto,8 e che già esercitano applicando sempre lo stesso schema: il martellamento delle volpi nascoste dietro allo steccato dei media (Argumentum ad nauseam), dando voce solo a sofisti prezzolati ed esperti compiacenti (Argumentum ab auctoritate), allarma i più (Argumentum ad baculum) rendendo popolari (Argumentum ad populum) affermazioni infondate (Fallacia della pratica comune), promuovendo il sofisma che “credere nella Scienza” significa “credere agli scienziati” e non “credere nel Metodo Scientifico” che invece imporrebbe di fare le pulci su tutto quanto dicono.
Di seguito vedremo che l’allarmismo climatico e pandemico sono ideologie propagandate seguendo questo schema. Poi, che sono solo esempi dell'ideologia più generale della globalizzazione volta a rendere i ricchi più ricchi e più poveri i poveri, spiegando cosa significa che “Chi interpreta la Realtà attraverso un’ideologia, agisce guidato da quell’ideologia, così basta capire come quella imperante la narra per percepire lo stato di una comunità ed intuirne il destino". Affronterò, inoltre, una questione irrisolta di questo capitolo: come possono genitori ed educatori insegnare a figli e discenti a riconoscere ed evitare le trappole ideologiche, le interpretazioni interessate della Realtà?
Chicken Little by Clyde Geronimo, USA, 1943
(1/31/2021)
Labossiere, 1995, Labossiere, M.C., Fallacy Tutorial Pro 3.0, traduzione di Matteo d’Amico, 1995
Bachelard, 2004. Bachelard, Gaston, La Formation de l'esprit scientifique, Vrin, Paris
https://books.google.it/books?id=E1iPyMlagS8C (24/1/2021)
Gramsci, 1973. Gramsci, Antonio: Scritti politici I, a cura di Paolo Spriano., Editori Riuniti, Roma, 1973.
Fondazione Falcone, 5/22/2018: “Follow the money”: il metodo Falcone in un docufilm.
Un'altra tecnica che usano spesso (soprattutto prima delle elezioni) è censurare le voci dissidenti, impedendo agli utenti di sentire opinioni sgradite.
Pilkington, 2/7/2012. Pilkington, Ed e Michel, Amanda: Obama, Facebook and the power of friendship: the 2012 data election
Una bella definizione di soft power è in “Brave new world” di A. Huxley: “Government's an affair of sitting... Governare è esercizio di autorità, non di violenza: si comanda con la mente, non con i pugni.” [(Huxley, 1932), cap. 3] pronunciata da uno dei 10 controllori dello stato tecnocratico mondiale che, per tiranneggiare, condiziona dalla nascita ed in molti modi il comportamento dei suoi cittadini.
Huxley, 1932. Huxley, Aldus: Brave New World, London: Chatto & Windus